Diario Silvia 2017

Creta – trekking di 10 giorni lungo la Via Cretese in mezzo alla natura incontaminata tra mare e montagna

di Silvia Stefanelli

 

A cavallo tra settembre e ottobre 2017 ho programmato un trekking da sola lungo un tratto della traversata dell’isola – la E4 o Via Cretese – tra Sfakia e Paleochora con l’idea di passare qualche giorno in montagna risalendo le Gole di Samaria fino a Omalos e poi riscendere sulla costa per la Gola di Irini. Avevo bisogno di wilderness, di stare a contatto con la natura. Era il primo viaggio a Creta in assoluto e, ho scelto un tratto facile senza problemi di orientamento, ma che mi consentisse di stare a contatto con la natura per molti giorni e di esplorare le montagne cretesi.

Equipaggiamento – Zaino da 10-12 chili senza tenda, contando di dormire sempre in qualche piccolo paese e di viaggiare abbastanza leggera e di fare da 12 a 18 km al giorno, qualche ricambio, pedule leggere, abbigliamento da montagna ed estivo. GPS Garmin, mappe Anavasi, la guida “The Cretan Way” di Luca Gianotti, fonte di ispirazione e preziose indicazioni pratiche prima e durante il viaggio, la guida “The high mountains of Crete” di Loraine Wilson.

 

Perché Creta? Creta mi ha affascinata già dalla preparazione del viaggio, un mix di letture di libri di viaggio, della storia antica e recente di Creta, blog e siti – utilissimo quello della “ Cretan Way” di Luca Gianotti e studio di mappe.

La possibilità di camminare in un ambiente montano molto poco frequentato, la vicinanza del mare e di spiagge da sogno, il fatto di essere un viandante e di spostarsi da un luogo all’altro dell’isola, i tanti miti dei luoghi dove si passa, i numerosi siti archeologici antichi e recenti, il sovrapporsi di tante dominazioni che hanno lasciato tracce, a volte cicatrici. Tutti questi elementi e molto altro mi attiravano davvero in modo magnetico.

E poi quando si pensa a un viaggio, credo che ci sia una sorta di istinto e di attrazione per certi luoghi, che è bello assecondare!

 

Giorno 1 – 26 settembre Heraklion – Sfakia

Il viaggio in autobus e in particolare il tratto da Vrysses a Sfakia è spettacolare. Un ambiente montuoso ricco di gole e foreste di cipressi che nel tratto finale si apre verso la costa. A Vrysses mentre aspetto la corriera per Sfakia conosco una ragazza cretese che mi dà alcune consigli sulle escursioni a Creta, mi lascia anche il numero di un suo amico del soccorso. Mi ha chiesto se sono sola e deve essersi leggermente preoccupata. Mi fa piacere che le persone che incontro si prendano cura di me. All’inizio di ogni viaggio c’è un po’ di tensione e parlare con esperte persone locali aiuta a raccogliere preziose informazioni e sentirsi più tranquilli.

La discesa verso la costa lungo una strada a tornanti molti stretti consente scorci eccezionali sulla costa tra FrangoKastello e Sfakia. Il paesaggio è brullo, siamo alla fine dell’estate e il clima secco e caldo si riflette in questo paesaggio dal colore ocra saturo che contrasta con l‘azzurro infinito del mare sullo sfondo. Creta è avamposto meridionale dell’Europa e qui il mare mi regala la sensazione che siamo in un luogo di frontiera. Più a Sud c’è l’Africa e la Libia.

Sfakia è un piccolo paese costiero con qualche bella spiaggia vicino, piuttosto ventosa perché qui soffia il Melteni. C’è un piccolo porto e delle belle sistemazioni in piccoli alberghi a conduzione familiare. Sfakia si trova proprio a sud della catena dei Lefka Ori o Montagne Bianche che divide orizzontalmente l’ovest dell’isola. Una zona non facilmente raggiungibile, che non si presta a infrastrutture turistiche di dimensioni tali da attirare molti turisti. L’ospitalità che ho incontrato è ancora quella dei piccoli locali e ristoranti, con ottima cucina del territorio, direi anzi fantastica. Arrivo verso le 16 e vado a fare un giro di perlustrazione per vedere dove inizia il sentiero E4. In realtà il sentiero E4 per chi l’ha iniziato più a Est continua in montagna da Katsiveli a Omalos per poi scendere a Sougia dove si unisce con la variante costiera. Questa che farò io è l’alternativa costiera, che sembra molto spettacolare!

Il sentiero è evidente e segnato da un cartello, sforacchiato da buchi di fucile. Attenzione qui non si scherza sembra voler dire!

Pernotto in una piccola pensione, Stelios Rooms. La camera non è granchè ma qui è così tranquillo che si dorme bene ovunque.

 

Giorno 2 – 27 settembre  Sfakia – Lykos

Si parte per il cammino. Sono emozionata! Come ogni inizio porta un po’ di tensione. Quando si è da soli in viaggio è inevitabile che si sia meno rilassati all’inizio, ma poi la tensione si allenta. La giornata è calda, c’è una bella luce calda, ma lo zaino – la mia casa ambulante – mi sembra troppo pesante con i tre litri di acqua appresso. Si almeno tre litri perché a Creta può fare gran caldo e non sempre si trova acqua lungo la traversata. Spero che il sentiero sia ben segnato. Questa volta per la prima volta dopo tante avventure in montagna ho portato un GPS. Le montagne nei Lefka Ori nel caso decidessi di andare fuori dai sentieri battuti presentano un orientamento complesso ed è facile perdersi.

Parto verso le 8.00. Il sentiero segue un tratto di costa a tratti roccioso a tratti lungo delle dorsali con cespugli bassi, si intravedono in questo bel paesaggio brullo delle belle insenature nascoste. Arrivo alla prima, la spiaggia di Glyka Nera dove da sotto la sabbia ci sono le risorgive di acqua dolce. Risorsa preziosa perché qui le riserve di acqua sono un problema!

Faccio il primo bagno ( ne seguiranno molti altri…) e pazienza se sono in ritardo sulla tabella di marcia! Silenzio, l’acqua è meravigliosa, calda trasparente e in giro non c’è nessuno. Mi sento rinascere.

Riprendo a malincuore, la tabella di marcia oggi prevede quasi 20 km….

Le spiagge spesso compaiono all’improvviso e inaspettate e sono incastonate in impressionanti fianchi montagnosi strabiombanti.

Il sentiero è ben tracciato, sale un costone ripido fino a una spalla da cui si intravede una piccola baia a forma di mezzaluna, Timios Stavros. Sembra la spiaggia perfetta, protetta, piccola, nel silenzio, nessuno, acqua calda e colori meravigliosi. Altro bagno…riprendo perché mi aspettano altri 16 km.

Arrivo a una terza spiaggia, sirene tentatrici…meravigliosa anche questa. Pazienza mi metterò a correre poi, queste spiagge sono imperdibili, e a quest’ora non c’è nessuno. Rinfrescata proseguo anche se il caldo comincia a farsi sentire. Loutro si presenta da distante come un piccolo villaggio di case bianche in una bella insenatura. Raggiungibile solo per sentieri o via mare, ha un discreto flusso turistico che arriva via mare.

L’arrivo via mare in un posto sembra una scorciatoia, mentre l’arrivo camminando consente un approccio graduale e di scoperta lenta. Sono ormai abituata al totale silenzio, tanto che Loutro mi sembra un posto quasi frenetico per la quantità di turisti giornalieri che arrivano via mare. In realtà è un piccolo e delizioso villaggio con piccole pensioni e un porticciolo. È un posto fantastico per passarci qualche giorno, ma il mio cammino mi porta oltre.

Sono le 10.30 e fa già molto caldo, l’ombra non c’è, ci sono solo sporadici e isolati vecchi olivastri e decido di fare una pausa a Finikas. Continuo per sentieri polverosi in un territorio dai colori ocra e tabacco, molto brullo ma affascinante. Tantissime capre in giro che sembrano davvero a proprio agio e rilassate, sotto l’ombra di qualche olivo e carrubo. Finalmente incontro qualcuno, un inglese che mi consiglia di proseguire a Lykos. Fa un caldo davvero potente e l’idea di fare altri 14 chilometri fino a Agya Roumeli con 14 chili sulle spalle non mi attira per niente.

Quando arrivo sopra Lykos non ci vuole molto a capire che quello è il posto che fa per me, e pazienza se ci metterò due giorni ad arrivare a Agya Roumeli. Pressati da programmi e scadenze ci dimentichiamo a volte che le esperienze per essere vissute a fondo hanno bisogno dei loro tempi e non di tabelle di marcia predefinite.

Un posto come Lykos era tanti anni che non lo vedevo e credo che in Italia non ci siano neanche più. In una piccola baia circondata da scogli, qualche tamerice, delle spalle rocciose e l’incombente presenza delle Montagne Bianche, si trovano un paio di taverne per dare accoglienza ai pochi viandanti. Mi fermo alla taverna, un luogo meraviglioso. Una casa semplice a pochi metri da mare, con alcuni tavoli sotto la tamerice, alcune amache, la spiaggia. Il posto perfetto, per rallentare, per perdere il senso e l’ossessione del tempo, per osservare il mare, per perdersi e ritrovarsi, non poteva capitarmi di meglio! Mi ricorda le estati dell’infanzia quando si andava al Gargano in Puglia e c’erano ancora le spiagge deserte e qualche piccola osteria dove mangiare i piatti locali..

Chiedo se hanno posto, di nuovo tutto pieno! Ci sono solo 4 stanze, da un’occhiata veloce alle persone intorno si fa in fretta a riempirlo. Mi offrono una tenda sul mare. Va benissimo! È da tanti anni che non dormo in tenda e questo mi sembra una sistemazione fantastica. Il pomeriggio è dedicato al relax, bagni, letture sotto le tamerici e poi una cena meravigliosa con un tavolo, semplice semplice sulla spiaggia. Nulla è costruito qui per creare atmosfere magiche, è il posto nel suo isolamento, nella grandiosità dei monti circostanti, nel silenzio e nella potenza della sua semplicità che lo rende speciale.

Uno degli aspetti positivi del viaggiare da soli è che non ci sono programmi fissi, tutto è adattabile alle circostanze. Ceno con un’ottimo piatto vegetariano, yemistà, peperoni ripieni e poi vado in tenda. Il cielo è stellatissimo, buio totale intorno così le stelle luminosissime sono padrone del cielo e sembrano a portata di mano. Addormentarsi non è facile, con il rumore delle onde che si infrangono a pochi metri da me. Il mare è tranquillo ma le onde fanno un rumore forte, come se esprimessero tutto l’energia accumulata nel tragitto del mar libico. Il fondo è sassoso e duro e ogni posizione è un po’ scomoda, ma chissenefrega, la colonna sonora del mare compensa ogni disagio e rende la notte e il risveglio speciali.

 

Giorno 3 – 28 settembre  Lykos – Agya Roumeli

Sveglia all’alba per qualche foto ai bellissimi omini di sassi sulla spiaggia. Sembra che ognuno si sia cimentato con il suo omino e i risultati sono molto diversi. Le colonnine sembrano quasi animate. Colazione con yoghurt greco e sfakiana pita, l’omelette con miele e ricotta tipica della zona. Che delizia, sotto una tamerice. Mi fermerei qua un tempo indefinito. Saluto la gentile coppia che con le figlie gestisce il posto. Hanno lasciato la “frenesia” di Chania per trasferirsi qui, anche d’inverno quando è davvero tranquillo – già ora lo è ma in inverno i colori sono ancora più potenti. Mi rimetto in marcia.

Il sentiero E4 sale per un costone roccioso molto panoramico quasi sopra il mare. Poi inizio una lunga traversata con un sentiero molto ben segnato, su un tratto molto brullo. Tutt’intorno cespugli bassi e spinosi di colore argenteo, la maquis su una terra color ocra, gli alberi sono rari. È un tratto di costa spettacolare, il sentiero è facile e consente di guardare intorno. Le ripide fiancate delle montane sulla destra e i pendii più dolci che portano alla cista di scoglia. Poi il mare e null’altro. Non ci sono insediamenti umani, nessuna traccia dell’uomo naturalità totale, mi sento bene, nel mio mezzo, una specie tra le tante esistenti sulla Terra, forse neanche quella più importante come l’antropocentrismo ci porta a credere.

Fa una leggera brezza e il caldo non si sente troppo. Comincio a intravedere qualche albero di olivo e poi dei pini. Incontro una coppia di giovani tedeschi, la prima presenza umana da questa mattina. Sono di Amburgo e stanno esplorando l’isola a piedi da Finikas. Il sentiero sempre ottimamente segnato, entra in una bella pineta di pino bruzio, da cui ci sono scorci meravigliosi sulla costa. Si cammina per molti chilometri un centinaio di metri sopra la costa fino ad arrivare alla bellissima spiaggia di Agios Pavlos e la chiesetta bizantina. Vicino un piccolo locale sospeso tra il mare e la montagna, la taverna Agios Pavlos. Un luogo incredibile anche perché si trova sotto montagne franose e incombenti. Bisogna essere tosti per vivere qui. Non c’è un porto, solo mare aperto e asprezze in un ambiente bellissimo però.

Un vero e proprio paradiso dopo chilometri di cammino su sentieri polverosi. Il proprietario sembra Santiago, il vecchio pescatore protagonista del libro il Vecchio e il mare di Hemingway, barba bianca e lunga, viso abbronzato e segnato da belle rughe, poche parole. Ordino delle polpette di melanzane, favolose e mi godo l’ombra, la vista sul mare dalla terrazza e sui chilometri che ancora mi aspettano. Tempo sospeso, l’orologio non lo porto neanche più quando arrivo arrivo, i programmi e gli orari sono ormai solo parole vuote dopo due giorni di cammino. Sono totalmente assorbita dalla bellezza del luogo, dal colore grigio scurissimo della spiaggia che contrasta con il turchese del mare. Un paio di persone fanno il bagno, e poi nessuno per chilometri di spiaggia.

Vorrei fermarmi qua, come sempre… ma proseguo assecondando il mio essere una camminatrice, una viandante.

Continuo a camminare fino ad arrivare a un chilometro da Agya Roumeli, il sentiero nell’ultimo tratto si avvicina alla costa e alla spiaggia. Mi fermo per un ultimo bagno, temo l’affollamento di Agya Roumeli, le barche che caricano e scaricano turisti dalle Gole di Samaria. Quando ci si abitua al silenzio della natura poi è difficile tornate indietro. L’arrivo ad Agya Romeli mi disorienta un po’. Il villaggio è carino ma ha perso quella tranquillità degli altri villaggi. Gente, souvenir, musica. Per fortuna il posto dove mi fermerò è tranquillo e ai piedi del Monte Papoures. Creta è terra di montagna più che di mare, e lo si vede da tanti aspetti della loro cultura: il cibo, le tradizioni, i tanti paesi dell’entroterra.

Mi fermo alla pensione Pachnes. È un posto dove ci si sente a casa, Stelios il titolare oltre che essere un conoscitore, appassionato ed esperto delle montagne bianche, è accogliente, gentile. Un posto davvero super per avvicinarsi alle Montagne Bianche. Il programma per domani prevedeva di risalire le Gole di Samaria fino a Omalos.

Le previsioni però mettono brutto tempo e hanno chiuso la Gola di Samaria. Decido il giorno dopo di salire sul Monte Papoures. Un montagnozzo di 900 metri sopra Agya Roumeli.

 

Giorno 4 – 29 settembre  Monte Papoures – Omalos

Oggi le gole di Samaria sono chiuse per il rischio di pioggia. Le gole in caso di pioggia possono diventare un trappola visto il carattere torrentizio del fiume che si ingrossa all’improvviso e centinaia di persone che le visitano ogni giorno. Il programma che avevo pensato era di risalire le Gole, pernottare a Omalos, salire sul Monte Gigilos, pernottare a Omalos e discesa per la gola di Irini. Salta, peccato.

Primo assaggio della montagna cretese. La salita al monte è facile fino a quando si arriva a un vecchio forte turco, da dove si gode una vista meravigliosa su Agya Roumeli. Vecchi cipressi forgiati dal vento e un ambiente carsico con pietre e rocce lavorate e appuntite sono ovunque in mezzo a una terra rossa. È un ambiente forte e apparentemente facile, forse la presenza del mare attenua la sensazione di essere in montagne isolate. In realtà salendo mi soffermo a pensare come dev’essere con al nebbia, non è semplice orientarsi nelle montagne cretesi.

Incontro una coppia di francesi. Lui cammina scalzo con grande facilità, la moglie lo segue di buon ritmo. Mi soffermo a parlare con questa coppia simpatica ed esploratrice: sono simpatici e affabili, mi offrono della frutta. Vengono da una cittadina nel sud della Francia e stanno traversando questa zona di Creta a piedi come me con un piccolo supporto logistico per non portare zaini pesanti.

Mi spiega che cammina a piedi nudi perché sente meglio il sentiero e il contatto con la terra (ci credo!) e che non gli piace indossare scarpe. I piedi nonostante le rocce e sassi taglienti sul sentiero, sono in buon stato, osservo,

È bello incontrare persone diverse viaggiando e il ritmo lento del cammino mi permette, oltre che di osservare l’ambiente con attenzione, anche un contatto e uno scambio con i viandanti che incontro.

La giornata è stata bella e la pioggia non si è vista. La sera decido allora di prendere il traghetto per Sougya e da lì l’autobus per Omalos.

Dal traghetto osservo il tratto di costa e di montagne tra Agya Roumeli e Sougya. Il sentiero collega le due località ma ho preferito non includerlo nella mia traversata in quanto ci sono dei tratti un po’ incerti da fare da sola. Il sentiero non si vede ma questo tratto di costa è davvero impressionante. Si intravedono le gole di Kladou e Tripiti che arrivano fino al mare, fianchi ripidi alternati a tratti boscati, valli strette e calanchi, in un ambiente isolato e selvaggio.

È incredibile come a Creta, vicino a luoghi come Agya Roumeli dove sbarcano ogni giorno migliaia di persone per vedere le gole di Samaria, ci siano altrettanti luoghi dove quasi nessuno si avventura per isolamento e wilderness.

Da Sougya, piccolo paese grazioso prendo il bus per Omalos, località di montagna dove mi fermerò un paio di giorni. Nel giro di pochi chilometri il paesaggio cambia, si vedono moltissimi olivi già vestiti per la raccolta con le reti poste a terra per raccogliere le olive. Un lavoro notevole, ma olio vino e agricoltura sono una fonte economica importante per Creta.

Un lavoro duro, gli olivi sono spesso in zone scoscese, dove la raccolta si fa ancora a mano.

L’arrivo a Omalos mi proietta in un ambiente completamente diverso da quello che mi sono lasciata alle spalle, fa freddo, c’è nebbia e pioviggina. Avrò fatto bene a venire quassù?

 

Giorno 5 – 30 settembre Monte Gigilos

Omalos è un paese di 28 abitanti, circondata dalle montagne dei Lefka Ori ed è la porta di accesso alle gole di Samaria. Per la maggior parte, per fortuna, è solo un luogo di passaggio per arrivare alla partenza delle gole di Samaria. Chi resta a Omalos sono o turisti greci locali che amano l’ottima cucina del posto o appassionati di trekking e montagna.

L’albergo dove soggiorno è una via di mezzo tra il rifugio e la pensione, e gli ospiti sono per lo più camminatori. Il proprietario è accogliente e si mangia benissimo, cucina semplice del territorio. Praticamente ovunque dove sono stata ho mangiato dei piatti vegetariani eccezionali e saporiti con le erbe di Creta.

Oggi la destinazione è il Monte Gigilos. Il tempo non è male ma mettono un po’ di pioggia e nebbia nel pomeriggio. Il sentiero parte in cima alla gola di Samaria, oggi le gole sono chiuse e non c’è quasi nessuno in giro.

Che fortuna! Il sentiero molto ben segnato sale a zig zag sul fianco della montagna. Cammino insieme a due canadesi che sono ospiti della mia pensione.

Poi li supero, aggiro il fianco della montagna che dà sulla valle di Omalos e arrivo a un grande varco nella roccia, una sorta di grande foro passato il quale si entra in un’altra valle. Che isolamento, non vedo nessuno in giro e ammetto che son contenta di aver portato il GPS. Non lo uso quasi mai perché credo più nelle mappe mentali che mi creo con i riferimenti naturali ma qui a Creta può essere utile visto che sono da sola in un ambiente montano del tutto nuovo, ben diverso da quello a me più familiare delle Alpi.

Arrivo a una forcella, provo un senso di isolamento, wilderness, bellezza e forza dalla natura, espressa da maestosi cipressi orizzontali con cortecce argentee che sembrano, anzi sono sculture.

Non c’è anima viva, i canadesi devono essere indietro nella valle che mi sono lasciata alle spalle.

Sta arrivando un po’ di nebbia, faccio un due conti, la cima è solo 200 sopra di me e decido di proseguire anche se ammetto che l’ambiente è così isolato che mette un po’ di timore e non lascia intravedere tanto facili scappatoie se ci si perde. Dietro la forcella c’è la selvaggia valle di Tripiti. In fondovalle non ci sono comodi rifugi o paesi.

Arrivo in cima, lungo una bella cresta rocciosa in tempo prima che la nebbia mi avvolga. Penso al mito secondo cui il Monte Gigilos fosse il trono di Giove Scendo velocemente e arrivo poi sul sentiero ben segnato, in zona più sicura.

Un primo assaggio della montagna cretese, che luoghi, che isolamento!

La sera faccio amicizia con Erik e Eve, una coppia di francesi davvero incredibili. Due esploratori delle montagne cretesi che hanno girato a lungo, nei luoghi e nelle gole più remote anche d’inverno. Erik è innamorato di Creta e evita i luoghi affollati come la peste. Il giorno dopo hanno in programma l’esplorazione delle Gole di Tripiti con zaini di 25 chili per essere autonomi con acqua e cibo per 2-3 giorni. Passiamo due ore a parlare di avventure, montagna, esplorazione. Concordiamo che Creta è davvero un luogo dove c’è ancora spazio per esplorazione ed avventura, isolamento e tante incertezze. Sulle Alpi in fondo a fondo valle c’è quasi sempre un paese e la sicurezza del soccorso regala un certo comfort. E qui il soccorso non è garantito.

 

Giorno 6 – 1 Ottobre Gole di Samaria – Agya Roumeli

Tempo buono, lascio Omalos a malincuore. Ci resterei ancora una settimana magari facendo tappa al rifugio Katsiveli e poi esplorando le montagne dei Lefka Ori. Ma è anche bello lasciare delle avventure per le prossime tappe, e Creta è un posto dove tornare.

L’imbocco delle gole è impressionate perché circondato da montagne, pareti e gole punteggiate da cipressi che addolciscono il paesaggio piuttosto aspro.

La gola è molto verde e i torrenti che si attraversano hanno una vegetazione davvero interessante con platani, pini e cipressi. Man mano che scendo aumenta il flusso turistico. Se penso che ieri non troppo distante dalle gole ero in un posto selvaggio dove ho incontrato 4 persone in tutta la giornata e oggi ce ne sono a centinaia. Creta è davvero un luogo di contrasti e spesso vicino a luoghi affollati vi sono luoghi del tutto isolati e selvaggi. Le gole sono affascinanti nella parte basale dove si stringono e pochi metri separano una fianco dall’altro della valle.

Ad Agya Roumeli prendo il battello per Sougya, dove arrivo verso le 19.00. Mi aggiro in cerca di una stanza dove dormire, in genere da soli si trova facilmente. Ma questa sera sembrava diverso, il battello da Agya Roumeli a Sougya era strapieno e non c’è una stanza libera. Quando ormai mi rassegno a dormire in spiaggia senza tenda né sacco a pelo sotto le raffiche di un vento forte e fastidioso tento il tutto per tutto e busso in una casa privata. Mi accoglie una famiglia che stava conversando e chiedo se hanno un posto per dormire, di qualsiasi tipo (mi sorprendo anche a guardare la grande cuccia del cane che sembra passarsela bene…). Una coppia di serbi mi sorride e mi mostra una veranda dove si offrono di preparami un letto. Mi sembra un hotel a 5 stelle. Fantastico!

Sono serbi scappati alla guerra negli anni ‘90 che hanno trovato accoglienza in Grecia. Credo che chi come loro è stato profugo capisca bene il valore dell’accoglienza. Durante la notte il vento soffia forte e la veranda benchè con un letto confortevole è aperta!

 

Giorno 7 – 2 Ottobre  Sougya – Paleochora

La traversata di oggi si sviluppa in un tratto spettacolare e molto vario della costa meridionale.Lascio Sougya, graziosa ma un po’ affollata la mattina presto e entro nella bella gola dove salgo una mulattiera che porta su un altopiano punteggiato da alberi di olivo da dove mi godo una vista stupenda sulla baia di Agios. La varietà del paesaggio è sorprendente: da una stretta gol si passa ad un altopiano punteggiato da vecchi carrubi e olivastri. In totale silenzio e solitudine mi godo la meravigliosa vista sul sito archeologico di Lissos, un sito sopravvissuto per più di 1000 anni. Sia Lissos che Sougia furono porti dell’antica città di Elyros. Il sito romano di Lissos è uno dei più importanti di Creta, ma arrivandoci solo a piedi o con piccole imbarcazioni non è molto frequentato

Arrivo a Lissos in piena tranquillità e solitudine e questo mi consente un viaggio nel tempo, quando Lissos era un’importante città greca alleata con altre città. Ci sono i resti del teatro romano di Asclepio con il pavimento con un mosaico ancora riconoscibile, due chiese bizantine, vicino a una deliziosa baia con acque azzurre cristalline. Che silenzio, che luogo.

Come in molti luoghi di questa traversata vorrei fermarmi, godere di questi silenzi, colori. Intorno a me solo antichi olivastri, senz’altro pluricentenari, alcune pareti, capre e sentieri su una terra rosso bruciato.

Riprendo il cammino ancora lungo per Paleochora. Cammino su un altopiano. Il sentiero si allarga fino a diventare una strada e comincio a veder più gente che cammina verso Lissos.

Incontro una coppia di giovani ragazzi tedeschi che mi chiedono info sulla E4. Hanno tenda e sacco a pelo per essere autonomi. Onestamente avere uno zaino non eccessivamente pesante, entro i 12 chili mi ha dato quella libertà sufficiente per godermi la traversata senza far troppa fatica. Dormire in piccole strutture, tende trovate sul posto e ospitalità offertami in vario modo dai locali è stato un modo anche per conoscere persone, in un viaggio da soli è bello aprirsi agli incontri anche se brevi e occasionali.

Il cammino verso Paleochora, la costa è meravigliosa e presenta piccole insenature rocciose per poi diventare sabbiosa con scogli avvicinandosi a Paleochora.

L’arrivo a Paleochora è un ritorno alla civiltà, macchine, bar, ristorantini. Mi spiace di aver lasciato alle spalle silenzi e luoghi così selvaggi.

 

Giorno 8 – 3 ottobre  Paleochora – Anidri

La proprietaria della casa che mi ospita è una signora non anziana ma affaticata dal peso e dalla vita. Vive in una specie di cantina che è cucina, sala da pranzo e camera e affitta tutte le altre stanze. Ha uno sguardo dolce, comunichiamo a sguardi e gesti ma ci capiamo. Si prende cura di me e mi offre di continuo frutta e bevande. È una giornata ventosa e soleggiata e decido di fare una camminata di qualche ora fino a Anidri invece che proseguire per Elafonissi. Anidri è un piccolo paese nell’entroterra a 6 km da Paleochora e salendo si ha uno spaccato della vita rurale cretese. Capre, olivi e qualche coltivo. Risorse non facili ma certe, sostentamento da millenni per le popolazioni cretesi. Visito la bella chiesa di Agios Georgios con dei begli affreschi.

 

Giorno 9 – 4 ottobre  Chania

Dedico l’ultima giornata alla visita di questa meravigliosa città che mi sorprende per la sua bellissima posizione sul mare ma con la vista delle Montagne Bianche. Chania è una delle città abitate da più tempo al mondo, citata da Omero nell’Odissea, fu acropoli romana, poi passata sotto la protezione di Bisanzio, poi sotto la Repubblica di Venezia e infine sotto l’impero romano. Le tracce architettoniche di tali passaggi costituiscono il fascino di Chania, nel suo bellissimo porto veneziano, nei quartieri turchi e nelle chiese e moschee che convivono una di fianco all’altra. Mi perdo a camminare nei vicoli, nel bel mercato di Splantzia e ad assaggiare specialità greche-turco-libanesi nella cucina di strada.

Termina qui questo bellissimo viaggio che ha rappresentato una scoperta di un luogo dove ancora c’è spazio per l’avventura, dove ho scoperto l’ospitalità cretese e ho potuto osservare luoghi con storia e miti antichissimi.