Diario Matteo e Chiara 2011

MATTEO NOBILI E CHIARA MOSSETTI

DA KRISSOSKALITISSAS A FOURFOURAS IN 14 GIORNI

6-22 maggio 2011

Ecco il diario di viaggio di Matteo, che dopo aver camminato con me per una decina di giorni nel CamminaCreta, è tornato l’anno successivo con la sua compagna Chiara, e ha percorso in senso inverso dal 7 al 21 maggio 2011  14 giorni di cammino. Ora gli manca solo lo Psiloritis, e conoscendo Matteo, e conoscendo l’attrazione fatale di Creta, sicuramente tornerà per completare il suo cammino.

06 mag 2011 Chania -> Vathi -> Krissoskalitissas

Chania
Stamattina abbiamo girato un po’ per Chania, molto carina: un bel porto ben protetto con il faro, belle case veneziane di pietra e legno, troppo turismo, casino subito fuori dal centro… insomma le solite cose dei posti turistici. Tempo nuvolo con poca pioggia al mattino presto.


A pranzo abbiamo preso un bus fino a Vathi: tralasciando il casino della stazione, la prepotenza di quelli che tagliano le code, il tizio a cui chiedi info che se ne va appena gli parli, etc. il viaggio è stato piuttosto “strano”. Se uno ti dice che il pullman su cui stai salendo va a Vathi, di solito ti siedi tranquillo guardando fuori del finestrino fino all’arrivo a destinazione… di solito. Ad un certo punto, in mezzo ad un bell’incrocio con un enorme eucalipto, ci viene detto di scendere ed aspettare il bus successivo. Ma dirlo prima? Meno male che non stavamo dormendo con la bolla al naso! A gesti riusciamo a scoprire che il bus sarebbe passato di lì alle 14:30 (il tipo a cui ho chiesto me l’ha scritto su una mano) e regolarmente alle 14:15, mentre stavo cercando un posto dove fare pipì, sfreccia il bus che viene intercettato dal tizio di cui sopra. Saliamo pronti a tutto. Questo dovrebbe essere il bus che da Kissamos, Kasteli, Kasteli Kissamos o come diavolo si chiama, va verso sud attraverso paesini, gole, stradine riportando a casa quelli che sono andati in città a fare la spesa e gli studenti di ritorno da scuola. Ad una delle tante fermate, un furgoncino bianco carica dei sacchi e delle persone e li porta da qualche parte verso l’altro ramo del bivio. Dopo un po’ l’autista comincia a fare alcune telefonare e chiede ad uno dei pochi ragazzini rimasti di contare quanta gente c’è ancora sul pullman. All’incrocio successivo riecco il furgoncino e di nuovo si cambia, destinazione ultima finalmente Vathi. Dal “centro” del paese c’incamminiamo verso lo Scalino d’Oro (Krissoskalitissas) lungo la strada asfaltata.

Lo Scalino d’Oro è un monastero del 1500 (credo), ma che oggi sembra piuttosto abbandonato, a parte il monaco barbuto che abbiamo disturbato mentre leggeva il giornale. Abbiamo dormito ad un ristorante simil-autogrill, con il vento che ha ululato tutta la notte. Bello il tramonto, nome per altro dell’autogrill.

07 mag 2011 Krissoskalitissas -> Elafonissi
Dal monastero partiamo lungo una stradina che va verso sud e facciamo una piccola deviazione fino ad un bel porticciolo: una baietta naturale completamente circondata da scogli, con tanto di chiesetta di ordinanza e pescatori. L’altra volta avevo notato che praticamente tutta la vegetazione era spinosa, ebbene anche gli scogli lo sono! Ritornati sulla strada principale, abbiam continuato a camminare in mezzo a cespugli spinosi che si sono mangiati il sentiero.

Orientandoci un po’ a casaccio, siamo arrivati sulla spiaggia di Elafonissi: sabbia finissima bianca e rosa, ombrosi alberi fin in riva al mare, acque cristalline dal bianco trasparente al blu cobalto passando per ogni sfumatura di turchese e celeste. Il Paradiso è solo un po’ meno ventoso.
Dopo aver esplorato un po’ l’isoletta collegata con una strettissima lingua di sabbia, cerchiamo un posto dove dormire e dell’acqua; questa la prendiamo dai bagni che ci sono sulla spiaggia… in realtà i bagni sono chiusi, ma dietro la costruzione c’è un rubinetto che per fortuna elargisce copioso il prezioso liquido, che per la cronaca fa piuttosto schifo sapendo terribilmente di plastica.


Per dormire decidiamo di proseguire ancora un po’ per trovare un posticino tranquillo, che si materializza con una spiaggetta deserta ben conosciuta dai saccoapelisti perché ci sono tracce di falò e purtroppo qualche rifiuto qua e là. Però il posto è veramente meraviglioso con la spiaggetta di sabbia, un po’ di scogli che movimentano il paesaggio, gli alberi che di giorno forniscono preziosissima ombra e il mare che sembra di vetro tanto è calmo.

08 mag 2011 Elafonissi -> Paleochora
Per la serie: dal Paradiso alla Calabria.


Appunti: sveglia nella stanza che non ha più pareti ma alberi, bella camminata lungo la spiaggia, mare dai colori fantastici, chiesetta panoramica un po’ ventosa e poi giù fino all’inferno del pomodoro in serra e l’edilizia selvaggia in puro stile Calabro, che Qualunquemente ci fa un baffo.

09 mag 2011 Paleochora -> Soughia
Per ora una delle tappe più belle nel suo complesso: si parte abbandonando Gela… pardon, Paleochora… che da lontano con la luce del mattino non sembra affatto male; si cammina lungo una sterrata che costeggia il mare e una lunghissima spiaggia di ciottoloni belli arrotondati, fino ad arrivare ad una bella punta che da un lato continua con i ciottoloni, mentre dall’altro ha la sabbia.
Continuando lungo il mare sempre splendido, si incontrano altre spiaggette dove ci fermiamo a fare un bagnetto e a mangiare (Capo Plakes).


Successivamente si sale di 200 m fino ad un bel altipiano con ciuffetti da capre e si ridiscende fino al mare raggiungendo una bella valle isolata tra alte pareti culla di un’antica civiltà avanzatissima: Lissos. Avanzatissima perché il posto e troppo bello e isolato, mica scemi i Lissoti.
Altro bagnetto. Arrivati al tempio di Esculapio si sale per uscire dalla valle e per poi ridiscendere in una profonda gola che sbocca direttamente sul mare… fighissimo!
Soughia è un po’ Calabria come Paleochora, ma meno, quindi più sopportabile.

10 mag 2011 Soughia -> Gole di Agia Irini -> Omalos
Dopo un’abbondante e dolce colazione, lasciamo Soughia facendo circa 6 km su asfalto per avvicinarci alle Gole di Agia Irini.
Le gole sono lunghe 6 km, con una vegetazione rigogliosissima (un sacco di fiori di ogni forma, colore e dimensione; alberoni enormi di ogni tipo; platani giganteschi e dalle forme bizzarre, etc.), pareti verticali e strapiombanti altre centinaia di metri e manco un filo d’acqua, nonostante il rigoglio.

Risalendo le gole il paesaggio cambia di continuo, così come il tipo di vegetazione: ora quasi marittima, ora prettamente montana. Al penultimo km la sorpresa: l’acqua! E pure in abbondanza!

Andando verso valle ad un certo punto sparisce lasciando sue evidenti tracce in superficie alimentando la flora. Usciti dalle gole si prende una mulattiera tutta ben pavimentata con pietre che salendo e non di poco, porta alla strada asfaltata verso la piana di Omalos (6 km), che noi non vediamo perché siamo immersi nelle nubi e fa pure freddo (10°C). Arrivati al primo posto che ci è parso offrisse delle stanze ci siam fiondati dentro per un pasto caldo e una doccia. Omalos manco l’abbiamo vista.

11 mag 2011 Omalos -> Samaria -> Agia Roumeli
Partenza sotto la pioggia insieme ad un gruppo di francesi in braghette corte e scarpette da ginnastica, solo che loro erano in pullman. Fortunatamente la pioggia era leggera ed è durata poco.
Le Gole di Samaria sono una spaccatura in mezzo ai monti cretesi lunga 13 km formata da un’orografia quanto meno beffarda e da un fiume senza nome che a volte c’è e a volte sparisce sotto terra senza lasciare traccia.
Lo spettacolo è sempre meraviglioso e vario: dalla lunga ed erta discesa in mezzo a splendidi esemplari di pini calabri, alle spaccature profonde centinaia di metri e larghe tre. A metà gole c’è un paesino, Samaria, dove una volta coltivavano ulivi e sfruttavano la forza delle acque, mentre adesso è un ottimo posto dove fare una sosta.
Troppo belle per essere descritte a modo, l’unica è vederle di persona.


Al fondo delle gole c’è il paesino dove Stelios ha una locanda: Agia Roumeli. Essendo lui al completo ci accampiamo vicino alla spiaggia sotto a dei begli alberelli.

12 mag 2011 Agia Roumeli -> Agios Ioannis
Ben dormito sulla spiaggia, cazzeggiato da Stelios e partiti lungo la lunga spiaggia camminando su pietre stondate tipo quelle della spiaggetta e su una duna di sabbia grigia finissima frutto dello sgretolamento della montagna.
Arrivati alla chiesetta di San Paolo, ci fermiamo a riposare e a bere qualcosa, visto che oggi non si riesce a fare un bagnetto perché ha cominciato a piovigginare. Molto carina la chiesetta sul mare tutta di pietra.


Da qui si comincia una ripida salita che con circa 600m di dislivello quasi verticale fa superare la parete a picco sul mare.
Superato il gradone, si segue la striscia di terra rossa in mezzo a miliardi di pietre bianche, inframmezzate dai soliti ciuffi spinosi. Va e catavà e si arriva a Agios Ioannis dove con qualche difficoltà (non mi ricordavo il nome del posto dove avremmo dormito né il nome del fratello di Stelios… Adonis, per la cronaca) incontriamo Adonis. Alla sera andiamo a cenare in un caratteristico kafenio nel paesino vicino con due amici di Stelios, visto che non ci era stato detto che ad Agios Ioannis non c’è una beneamata minchia e da Adonis non cucinano in questa stagione. Ma anche noi non l’avevamo chiesto.

13 mag 2011 Agios Ioannis -> Zeranokefala -> Agios Ioannis
Giornata dove apparentemente non siamo andati da nessuna parte, ma che in realtà ci siamo fatti un bel culo e abbiamo visto dei gran bei posti.
Partiamo alle 8:00 con Iannis, il papà di Stelios e Adonis, che in macchina ci porta dove tiene le pecore, facendoci saltare un bel po’ di tornanti con relativo dislivello. Molto carina la campanella che ha appesa allo specchietto che serve per tenerlo sveglio.
Dal pianetto con tre bei pozzi e tante pecore cominciamo a salire tra i pini calabri e i cipressi macinando un bel dislivello… siamo intorno ai 1600 m. Oggi tira vento e fa piuttosto freddo: arriveremo a 3°C con vento forte… il 13 di maggio a Creta in mezzo al Mediterraneo con berretto di pile, guanti e non so bene più quanti altri stati sotto la giacca a vento. Ad un certo punto si “gira l’angolo” e il paesaggio cambia completamente, diventando verticale e decisamente roccioso, dove i cipressi che prima crescevano dritti come dei fusi, ora sono avvinghiati alla roccia, quasi spalmati.

Nota: i cipressi qui sono della varietà orizzontale, cioè che i rami si allargano orizzontalmente invece che stare allineati lungo il fusto. Siamo nel cuore dei Lefka Ori, cioè Montagne Bianche, la zona di gran lunga più selvaggia dell’isola. Bianchi perché formati da pietre calcaree, selvaggi perché formati da pietre calcaree a mucchi, letteralmente, a pareti verticali, a precipizi, a burroni e qualsiasi altro sinonimo di roba verticale a picco pietrosa. Ci sono anche un sacco di fiorellini minuscoli, i soliti ciuffi compatti e spinosi e qualche capra.
Purtroppo il tempo non era dei migliori, con forte vento gelido e parecchi nuvoloni, quindi non siam saliti più in alto su quello che dalla mappa sembra un altipiano lunare.
Scendendo ci siamo scaldati un po’ finalmente e non ci siamo fatti mancare la discesona finale al paese tracciata da Adonis nel letto di un torrente pietrosissimo: micidiale per ginocchia e caviglie.

14 mag 2011 Agios Ioannis -> Gole di Aradhenas -> Spiaggia d’acqua dolce
Alla mattina Adonis ci da uno strappo fino al suo chiosco alla partenza delle Gole di Aradhenas dove ci offre caffè greco e tè di montagna. Da lì attraversiamo un borghetto di vecchie case di pietra rossiccia con dei begli archi e scale monolitiche; immancabile la chiesetta dipinta a calce, unica costruzione lì ancora in uso. Questo era il vecchio paese al di là delle gole che fino al 1986 si potevano attraversare soltanto con un vertiginoso scendi e sali con una mulattiera, poi un benefattore ha regalato un ponte alla comunità e da allora anche Agios Ioannis è collegato con la strada.


Ci infiliamo nelle gole che partono subito molto alte e strette con il ponte circa 140m al di sopra del torrente secco. Scendere nelle gole è molto bello con continui restringimenti e zone con un respiro più ampio e più verdi, salti verticali di quelle che una volta erano delle cascate e incontri con simpatiche caprette a zonzo per la gola… tanto per loro non è un problema uscirne fuori quando vogliono.
Il fondo delle gole coincide con una magnifica spiaggetta dove in un battibaleno ci denudiamo e ci infiliamo in acqua: ciottoli arrotondati e bianchissimi, e acqua cristallina.
Finito di rinfrescarci, proseguiamo lungo l’E4 e superiamo due paesini minuscoli (Likos e Finika) con le classiche casette imbiancate a calce e con le finestre blu. Il mare è sempre quello: meraviglioso!

Superato un promontorio dominato da un forte (credo) veneziano, scendiamo nella baia di Loutro, dove ci ingozziamo con due belle insalatone e una birra Mithos. Inutile descrivere le cassette bianche, in realtà tutti alberghi e ristoranti, e il mare turchese.
Abbandonata contro voglia Loutro, ripartiamo come capre in cima alla scogliera e incrociamo altre due spiagge meravigliose: la prima piccolina con un bel masso nel mezzo, la seconda una deserta mezza luna lunga con alle spalle una paretona verticale e una bella fila di alberelli. Questa si chiama Glika Nera (Acque Dolci), per la gelida sorgente che sgorga in mare ad un metro dalla battigia. Decidiamo di fermarci a dormire qui in compagnia di un gabbiano sul suo scoglio dopo aver recuperato dell’acqua dal pozzo con un cordino, una bottiglia e una pietra… basta saper fare i nodi giusti.

15 mag 2011 Spiaggia dalle Acqua Dolci -> Sfakia -> Imbros
Nottata difficile. Appena ci siamo preparati per la cena e la notte, sentiamo un masso rotolare giù dalla montagna e schiantarsi a qualche decina di metri da noi: panico!
Spostiamo all’istante il campo in una zona più sicura e approntiamo le difese in caso di attacco (due lettini infilati in due porta ombrelloni zavorrati), però non siamo proprio tranquillissimi.


La cena fila liscia senza attacchi e alla luce della luna quasi piena… già la luna, è molto romantica non c’è che dire, però è una emerita rottura di coglioni se vuoi dormire. Se poi aggiungiamo la montagna che ci si vuole sbriciolare in testa, le onde e i moscerini… che nottata difficile!
Ancora un po’ sbattuti per la nottata, ci incamminiamo come capre verso Sfakia: promontorio, baia naturale con porticciolo, casette bianche, mare… insomma sempre la solita bellezza di cui non ci si stufa!
Colazione ormai collaudata di tè di montagna, caffè greco, pane e marmellata e yogurt con miele.
Si riparte in direzione delle gole di Imbros e siam sopravvissuti all’asfalto soltanto grazie ad un passaggio, altrimenti saremmo ancora là a seccare al sole.
Le gole sono belle, certo non come quelle di Samaria, ma hanno il loro perché, soprattuto nei passaggi più stretti. L’unico difetto è la quantità di merenderos che abbiamo incrociato! Dopo tutto è domenica…

16 mag 2011 Imbros -> Asfendhou -> Kallikratis
Partiamo da Imbros chiedendo se c’è un sentiero (monopati) che porta ad Asfendhou, visto che l’E4 passa tutto sulla strada. Indicatoci un evidente taglio sulla montagna di fronte, chi incamminiamo di buona lena anche perché la giornata è splendida. Alla fine del primo tornante del sentiero siamo a fare compagnia alle capre saltando da un masso all’altro e scorticandoci i polpacci con i cespugli spinosi. Dopo un po’, con gran sollievo, raggiungiamo la strada e continuiamo da lì. Il paesaggio è sempre montano ma ora s’è fatto più morbido e più verde senza più pini e cipressi, ma con un sacco di belle querce. Ad Asfendhou siamo accolti da un fiume di pecore che si è riversato in mezzo alla strada principale del paese… qui ci sono di gran lunga più pecore che esseri umani e lo si nota anche dai rumori: belati e scampanelii.

Dopo un po’ abbandoniamo l’asfalto e seguiamo uno stradino sterrato che poi diventa un invisibile sentiero. Un po’ seguendo la mappa e la bussola, un po’ gli stradini delle capre arriviamo allo sterrato successivo che ci porta velocemente a destinazione dove incontriamo Janina, danese che vive a Creta da 20 anni con Babis e producono oli essenziali bio.
Da segnalare oggi la moltitudine di piante e fiori che chi sono a Creta: di tutti i colori, le forme, gli odori. In più molti di questi sono endemici dell’isola.

17 mag 2011 Kallikratis -> Asi Ghonia -> Arghiroupoli
Che bei tipi Janina e Babis: se ne sono andati da Chania perché c’era troppo casino (case, auto, gente) e sono andati a Kallikratis che è più selvaggio e lo han sentito come “casa”. Ora lì distillano oli essenziali da 13 erbe selvagge di Creta tra cui una che sono stati i primi a distillare. Parlano con le piante, cercano quelle nei posti più sfigati che producono l’olio migliore, sono anche molto attivi con un’associazione di Sfakioti cercando di migliorare le cose come pulire le gole e segnare i sentieri, insomma una cittadinanza attiva. E sembra che stia proprio funzionando!
Oggi quasi tutto asfalto, tranne un primo tratto su strada sterrata, e praticamente tutta in discesa con grandi tornati, alcuni bei tagli che danno soddisfazione e un paio di scene che ci hanno fatto molto ridere:
– la prima è stato un gruppo di pecore sulla strada che appena chi hanno visto si sono molto spaventate e han cominciato ad allontanarsi dal posto dove le aveva parcheggiate il pastore.
Abbiam cercato di farle tornare indietro mettendoci a lato strada e queste han cominciato a sfrecciare in fila indiana sull’altro lato e qualcuna anche a saltare. Veramente buffe le pecore volanti!


– l’altra scena vede come protagonista un passerotto che beccava la sua immagine nello specchietto retrovisore di un’auto parcheggiata e sembrava quasi stesse chiamando gli altri per fargli vedere quel bel tipo che aveva incontrato.
– ultima scena: quando hanno fatto la riga laterale della strada c’era una fogliolina di platano per terra che ha lasciato un suo indelebile segno… quando scarpini sull’asfalto e sei ipnotizzato dalla striscia bianca vedere la sindone di una foglia fa molto ridere 🙂


Arghiroupuoli, chi era costui? Una cittadina appollaiata su una collina di origine romana e con trascorsi veneziani, un po’ sistemata bene un po’ alla cretese e pure un po’ alla russa con un gioco di cascate, mulini e grigliate decisamente kitsch. Un grosso cartello in centro in pratica dice hai turisti che il paese è in vendita. Anche la vicinanza alla costa nord dell’isola permette di attirare con poco sforzo i turisti stanchi di mare e desiderosi di un po’ di “cultura”. Diciamo che non ce lo aspettavamo così turistico, ma pur sempre carino.
Nota sul percorso: guardando la carta e ascoltando i consigli del tizio dove abbiamo dormito, la prossima volta è meglio evitare Asi Gonia e passare per Miriokefala, dove c’è pure un monastero.
Nota allucinante: Cretan Jeep Safari e Greenways affittano flotte (una ventina per volta) di jeep cabrio che girano per l’isola, le stradine, i paesini infilandosi un po’ ovunque e guardando tutto dai finestrini e facendo un gran casino. Sembrano quasi i carrellini del luna park uno via l’altro nel tunnel dell’amore: una scena veramente vomitevole, l’esatto opposto del viaggiare lento guardando, esplorando, conoscendo i posti che si attraversano. Quando li ho visti infilarsi in uno stradino di Arghiroupoli che pensavo pedonale sono rimasto senza parole.

18 mag 2011 Arghiroupoli -> Koxare -> Pale
Dopo un’abbondante collazione abbiamo lasciato l’alberghetto vicino al museo e siam scesi fino ad un bel posto con tanta acqua che scorre e un platano di 2000 anni e 10m di circonferenza, dal quale abbiamo preso alcune foglie da seccare, ovviamente dopo avergli chiesto il permesso.


La prima parte della giornata è stata caratterizzata da boschi molto fitti e con vegetazione molto varia, mentre la seconda da belle colline morbide con grandi prati con una quantità enorme di fiori di tutti i colori e le forme. Da notare anche il continuo sottofondo di ronzare d’api, un mantra!


Arrivati all’ultimo paese prima di Koxare ci siam immessi nell’ultimo tratto di strada che purtroppo s’è rivelato essere tutto asfaltato. Finire una giornata di lungo cammino con un’oretta di strada asfaltata è massacrante perché non finisce veramente mai.
Se in più a Koxare non c’è neanche da dormire, il tempo sembra che stia per guastarsi e il posto più vicino con una stanza è a 3 o 4 km su uno degli stradoni più grossi di Creta, allora ti verrebbe voglia di spararti ad un piede.
Stanchi ed affamati, arriviamo in un mezzo cesso di posto sullo stradone e di fronte ad un benzinaio, che in più è chiuso. Aspettiamo un po’ e arrivano i padroni di casa, che ovviamente non parlano niente se non il greco. Non so come capiamo che sta per arrivare la figlia, Stella, e che dobbiamo aspettare lei. Alla fine paghiamo più caro che dalle altre parti una stanzetta niente di che in uno dei posti più del culo di Creta e dopo una giornata lunga non c’è niente di peggio.

RIFLESSIONE sui Barrel dogs
I BD sono dei poveri cani legati ad una catena di non più di un paio di metri e con vicino un barile in cui ripararsi dal sole e dalla pioggia, di solito in posti lontani da tutto e da tutti a guardia di una strada che le pecore non devono attraversare. Ogni tanto il padrone passa a dargli da mangiare e a riempirgli il secchio con l’acqua.
Il problema è che sono sempre da soli, con pochissimo spazio vitale, con un riparo che diventa un forno crematorio quando è al sole, con poca acqua e perennemente terrorizzati.
Questo fa si che quando ti avvistano ti abbaino furiosamente contro, ma non appena ti avvicini cerchino in tutti i modi di nascondersi con il terrore negli occhi, rischiando anche di farsi male con la catena.
Uno cercando di scappare scompostamente s’è quasi impiccato, un altro si è infilato sotto ad un cespuglio spinoso, uno s’è messo dentro al suo barile e non si voleva più muovere, un altro tutto tremante se l’è fatta addosso; il tutto generalmente con le orecchie base, la coda tra le gambe e gli occhi in cui chi puoi leggere tutte le sofferenze subite.
Altre volte li vedi terrorizzati che si nascondono combattuti tra la paura e la voglia di un contatto. Bisogna tenere conto che i cani sono animali fortemente sociali e rimanere isolati e da soli per loro è una tortura.
Quando gli passi accanto non possono non rimanerti impressi gli occhi di queste povere bestie imploranti!

19 mag 2011 Pale -> Spili -> Gherakari
Dopo una notte passata di fronte al benzinaio con un sottofondo di gracidare di rane, e visto che fino a Spili c’è soltanto lo stradone, decidiamo di fare l’autostop.
Regole base per una buona riuscita dell’autostop:
– piazzarsi in un posto dove le macchine siano ferme (incrocio, benzinaio, bar, etc) o dove ci sia uno spazio dove fermarsi senza pericolo e senza intralciare il traffico;
– indicare chiaramente dove si è diretti;
– aver pazienza ed essere speranzosi.


Noi eravamo su uno stradone con molte curve e con velocità media vicina ai 100km/h, il benzinaio uno dei meno frequentati dell’isola, l’unico incrocio sensato vicino a noi aveva parcheggiata una pattuglia della polizia che faceva controlli (‘tacci loro!), non avevamo un cartello con la nostra destinazione pochi km più avanti e chiara dopo i primi tre minuti e le prime cinque macchine che non si son fermate ha cominciato a odiare il genere umano. Quindi ci siamo fatti a piedi 4 o 5 km sullo stradone.
A Mixorouma abbiam deciso di cercare una strada alternativa, che tanto di passaggi nessuna speranza, e abbiamo preso uno stradino laterale. Poco dopo ad un bivio chiediamo ad un tizio in macchina quale fosse quello per Spili; ci pensa un secondo e ci carica portandoci fino a destinazione. Proprio vero, a volte le cose trovano te non appena hai smesso di cercarle.
Arrivati a Spili comincia a piovigginare, così ci ripariamo in un bar e aspettiamo l’evolversi della situazione meteo. Visto che il cielo si riapre partiamo verso Kisos lungo lo stradone per poi abbandonarlo dopo un paio di km per uno sterrato: finalmente!


Arrivati a Kisos ci fermiamo alla chiesetta per mangiare; poco dopo comincia a diluviare e noi dentro a ripararci, sotto gli occhi attenti degli affreschi del 13° secolo.
Dopo un paio d’ore di diluvio comincia a spiovere e decidiamo di ripartire: la strada passa per una bella gola e da lì si può ammirare una bella vista sui monti e la valle di fronte. Arrivati in cima si spunta su uno splendido altipiano con grandi prati fioriti e file di alberi che segnano dove passano i ruscelli, il tutto condito con la splendida luce cristallina del post-pioggia.
Lasciato lo sterrato ci si rimette sulla strada asfaltata che da Spili porta a Gherakari e dopo il benzinaio, e ad un orribile futuro grosso albergo, prendiamo uno sterrato a sx e attraversando magnifici boschi di querce e ciliegi (manaccia siamo 10 giorni in anticipo!) arriviamo a Gherakari dove ci sistemiamo in una taverna con stanze, cioè casa della proprietaria.

Sull’AUTOSTOP
Regole base per una buona riuscita dell’autostop:
– piazzarsi in un posto dove le macchine siano ferme (incrocio, benzinaio, bar, etc) o dove ci sia uno spazio dove fermarsi senza pericolo e senza intralciare il traffico;
– indicare chiaramente dove si è diretti;
– aver pazienza ed essere speranzosi.
Perché non si caricano gli autostoppisti?
• Menefreghismo e stronzaggine;
• paura del serial killer;
• “vorrei, ma non posso”: ci si mette in pace la coscienza e nel contempo non ci si ferma, salvando capra e cavoli;
• “mi fermo solo tra pochi km”, senza rendersi conto che pochi km per lui in macchina sono almeno un’oretta di cammino per te;
• la velocità restringe il campo visivo, ti vedono all’ultimo, decidono se fermarsi o meno, controllano negli specchietti se riescono a fermarsi senza venire tamponati, cercano il posto dove fermarsi, nel frattempo tu sei arrivato a piedi a destinazione e loro hanno deciso che purtroppo è troppo tardi per fermarsi, che sfiga

20 mag 2011 Gherakari -> Amari -> Fourfouras
MINCHIA CHE GIORNATA!!!
Siam partiti da Gherakari dicendo: “se lo hanno fatto Luca e Stelios e non lo sconsigliano, allora vuol dire che si può fare!” Le ultime parole famose!
Due ore e mezza per saltare un paio di km di asfalto in un inferno impenetrabile di cespugli spinosi, alberi spinosi, rocce spinose! Un labirinto senza muri, senza ingresso né uscita! Un vero incubo che non augurerei a nessuno. E meno male che non chi siamo fatti del male, altrimenti erano cazzi veri: nessuno sarebbe mai potuto venire a prenderci. Oltre aver camminato per ore sulla vegetazione, che è una delle cose che odio di più al mondo, abbiamo anche dovuto scavalcare innumerevoli recinzioni: ad in paio gli abbiamo camminato sopra perché avevano un palo semiabbattuto e un’altra l’abbiamo letteralmente smontata.


Risultato di tutto ciò è stato che per tutto il resto del giorno abbiam scorrazzato sull’asfalto perché non ci siam più fidati delle deviazioni.
Ad ogni modo il resto della tappa è stato bello per i bei paesini che abbiamo attraversato, Amari su tutti, e per il fatto che si ha per tutto il tempo lo Psiloritis di fronte a sé; inoltre oggi pomeriggio il tempo è stato splendido e la più alla vetta di Creta ha giocato tutto il giorno con le nubi.
Eviterei di commentare il nostro ridicolo arrivo a Fourfouras e la quantomeno sballata idea che mi ero fatto del posto. Se uno si aspetta un posto turistico e poi le uniche stanze sono gestite da una “famiglia” e la moglie è via… insomma, non fate mai cucinare un cretese a meno che non sia un cuoco.

21 mag 2011 Fourfouras -> Rethymno -> Chania
Tappa di trasferimento in autobus dall’amena località montana giù fino al mare della costa nord.
L’autobus dovrebbe passare tra le 7:30 e le 9:00, “precisa” informazione ottenuta dopo aver consultato buona parte della popolazione locale: ognuno diceva la sua, ma tutti concordavano col fatto che durante la settimana l’autobus arriva alle 7:30 (è usato principalmente da studenti), mentre il sabato passa un po’ dopo… forse. Fatto sta che ci siamo piazzati alla fermata dell’autobus (una pompa di benzina con un baruccio) alle 7:30 e abbiamo aspettato fin quasi alle 10, quando stavamo per perdere ogni speranza. A proposito del bar, particolare la gestione, o meglio auto-gestione: ognuno arriva, passa dietro al bancone e si prepara il caffè, si siede al tavolino, fa quattro chiacchiere e se ne va al lavoro, lasciando i soldi sul bancone o passando più
avanti nella giornata.


Che dire di Rethymno? Nella nostra breve sosta abbiamo girato un po’ per il centro che è molto carino e molto molto turistico: sulla banchina del bel porticciolo non c’è spazio per passeggiare tanti sono i tavolini dei ristoranti. In più qualche ristoratore pensa bene di perdere una marea di clienti fermandoli in maniera piuttosto insistente. Insomma, bello ma rovinato… perché maggiore è la quantità di gente in un posto e minori sono la sua bellezza e il suo fascino? Nella costa sud abbiamo attraversato dei posti splendidi finché la presenza umana era trascurabile, ma appena questa aumentava eran dolori seri (un esempio su tutti la zona di Paleochora).
A Chania siamo andati nella bella Pensione Nora suggeritaci da Luca e abbiamo esplorato un po’ di più il centro rispetto al nostro arrivo sull’isola. Più bella di Rethymno perché sembra più vera e più vissuta dai suoi abitanti e non solo dai turisti di passaggio. Anche se pure qui la pesante mano del turismo di massa si fa sentire con tutti i suoi strascichi.

22 mag 2011 Chania
In questi giorni si commemora la Battaglia di Creta, quando i Tedeschi 70 anni fa invasero Creta cacciando gli inglesi, i neozelandesi, gli australiani e ovviamente i greci.
Avendo l’aereo nel pomeriggio, facciamo un giro e visitiamo un po’ di mostre commemorative della battaglia; poi notiamo che sul lungo molo che porta al faro c’è un sacco di gente che guarda verso il mare e incuriositi andiamo anche noi a vedere che cosa sta succedendo. Arrivati a metà molo guardiamo verso il mare e non vediamo niente di significativo e mentre pronunciamo la seguente frase: “Ma non sta succedendo niente!”… VVVVRRRROOOUOUOUOUOUOOMMMMMM… sopra le nostre teste passano le freccie tricolori inglesi che ci tengono con il fiato sospeso per un’oretta con evoluzioni che sfidano buona parte delle leggi della fisica. Che spettacolo!

 Testo e foto di Matteo Nobili

 

6 pensieri su “Diario Matteo e Chiara 2011

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.